Tutti conoscono ed hanno visto, almeno una volta nella vita in un film, in un videogame o un romanzo, un samurai.
Chi erano i samurai? Il samurai (侍) era un nobile guerriero, un membro della casta militare del Giappone feudale, abilissimo nell’utilizzo della spada, la celeberrima Katana.
La filosofia dei samurai e le leggendarie gesta di questa particolare classe guerriera hanno giocato un ruolo chiave nella conformazione e nello sviluppo della cultura giapponese come la conosciamo oggi. Antichi castelli e maestose residenze abitate in antichità da questi nobili militari sopravvivono anche in tempi moderni, così come i loro principali ideali come onore e rispetto sono ancora fortemente presenti nella cultura giapponese contemporanea. Con questo articolo andremo ad esaminare la storica figura del samurai ed a scoprire molte curiosità a riguardo.
Indice
Cenni storici e significato
Le origini di questi guerrieri giapponesi sono piuttosto misteriose e non si hanno date e nomi precisi. Il significato della parola samurai si deve dedurre da alcune antiche testimonianze scritte; da queste emerge che la parola “samurai” nasce nel XII secolo (nei secoli precedenti venivano ancora usate le forme arcaiche saburapi o saburai), periodo in cui anche la casta dell’aristocrazia guerriera vede la sua ascesa.
Inizialmente i samurai erano semplici servi dell’impero giapponese con il compito di proteggere le terre a loro assegnate, ma presto acquisirono enormi poteri grazie alle loro ricchezze e possedimenti territoriali. Una volta acquisito così lo status di elite, una famiglia samurai poteva continuare a passare il suo titolo e il suo prestigio di generazione in generazione.
Nel primo periodo dell’era samurai (XII – XV secolo), questi valorosi guerrieri erano soliti combattere le numerose battaglie cavalcando e tirando con l’arco. In seguito, grazie anche alla forgiatura di armature più leggere, i samurai inizieranno anche a muoversi a piedi ed a padroneggiare spade e lance. A partire dal 1600 si inizia invece ad assistere alle prime guerre combattute con armi da fuoco, di cui i samurai diventarono ben presto grandi maestri. Uno di questi famosi scontri, la battaglia di Sekigahara (21 Ottobre 1600), darà inizio alla politica giapponese dello stato chiuso e conseguentemente ad un periodo relativamente più pacifico.
In questo periodo, contraddistinto fra l’altro dall’operazione di disarmo della popolazione rurale, la classe guerriera perse molta importanza, fino a scomparire praticamente del tutto nel diciannovesimo secolo. Molti samurai diventarono così contadini, mentre altri salvaguardarono la loro posizione sociale diventando amministratori di province, educatori o rinomati insegnanti.
Se durante un viaggio in Giappone voleste visitare un tipico quartiere dei samurai vi suggerirei di fare tappa a Kanazawa dove potrete visitare il famoso Nagamachi district.
Samurai giapponesi: armature ed armi caratteristiche
Capita spesso di vedere su Internet, nei manga o in TV raffigurazioni di storici personaggi giapponesi. Ma come fare per riconoscere fra di esse l’immagine di un samurai? Non si deve far altro che osservarne l’armatura che indossa, le armi che brandisce e la capigliatura che sfoggia!
Armatura
Un samurai è facilmente riconoscibile per la sua tipica armatura ed il suo elmo chiamato kabuto. I primissimi samurai erano soliti utilizzare armature molto pesanti formate da pochi pezzi di metallo assemblati fra loto per andare a ricoprire buona parte del corpo di un guerriero. Ben presto però fu scoperta una tecnica più avanzata di forgiatura, che permetteva di realizzare armature lamellate. Queste, a differenza delle prime, erano costituite da un insieme di lamelle di ferro congiunte le une alle altre da lacci in cuoio. Ciò permetteva una protezione più concentrata nei punti vitali del corpo e naturalmente una leggerezza generale molto più vantaggiosa.
Due erano le armature più comuni per un samurai:
- Yoroi: indossate dai samurai a cavallo, queste armature erano molto pesanti e comprendevano un grande elmo e delle spesse coperture per le spalle.
- Do-Maru: indossate dai fanti, queste armature erano leggere e permettevano una assai più rapida vestizione. Con il passare del tempo, quando i samurai diventeranno sempre più spesso combattenti a terra, la tipologia di armatura Do-Maru diventerà prevalente e subirà svariate modifiche, fra cui rinforzi per l’elmo e per le protezioni delle gambe.
Le armi dei samurai
Tutti sappiamo che la fedele arma di questi guerrieri giapponesi era la katana: la spada dei samurai leggermente curva, molto leggera ed estraibile in una frazione di secondo. Meno conosciuta è invece la lama secondaria che ogni samurai portava sempre con sé: la wakizashi, una piccola spada corta e dotata di una lama più larga. Questa leggendaria coppia di lame viene chiamata in giapponese “daisho“, dove dai significa grande, mentre sho significa piccolo.
I fabbri che forgiavano queste spade sono passati alla storia come i più abili di sempre. Il problema della forgiatura della spada samurai era infatti di mantenere un perfetto equilibrio fra leggerezza e resistenza. Una spada troppo leggera era infatti molto incline a spezzarsi, mentre una troppo robusta rischiava di essere troppo pesante e di rallentare quindi i movimenti del samurai. Come soluzione a questo problema, i fabbri giapponesi svilupparono una tecnica di forgiatura a dir poco geniale. Iniziarono infatti ad utilizzare un metallo più leggero e flessibile per la parte interna della lama ed a ricoprire quest’ultimo con numerose lamine di metalli più duri e resistenti. Le katane ottenute tramite questa tecnica di forgiatura erano tanto leggere e resistenti da riuscire a penetrare le armature nemiche in meno di un secondo.
I capelli
Altro tratto caratteristico dei samurai erano senza dubbio i loro capelli. La capigliatura tipica era denominata chonmage e si caratterizzava per un taglio che rasava interamente la parte superiore della testa e raccoglieva i rimanenti capelli lunghi, che venivano unti e legati a formare una piccola coda di cavallo. Quest’ultima andava poi ripiegata sulla sommità della testa ed andava a creare il caratteristico ciuffo.
Originariamente il chonmage era un metodo utilizzato dal guerriero giapponese per mantenere stabile l’elmo in battaglia, divenendo in seguito uno status symbol nella società giapponese. Ad oggi nessuno è tanto coraggioso da portare ancora questo taglio, ad eccezione di alcuni lottatori di sumo, che lo sfoggiano ancora con grande orgoglio.
La via del Samurai: il codice di onore
Bushido
Come già detto, i samurai non erano mercenari che viaggiavano per il Giappone e combattevano per chiunque offrisse una somma di denaro. Questi nobili guerrieri erano infatti legati tramite un giuramento di onore al loro signore (chiamato daimyo) ed alla popolazione che dovevano proteggere. Questo patto di fedeltà assoluta veniva rispettato molto rigidamente dai samurai, al punto di arrivare a sacrificare anche la propria vita in battaglia per proteggere la famiglia o la residenza del daimyo.
Come se questo non bastasse, il samurai aveva anche il compito di salvaguardare l’immagine ed il prestigio del suo signore: qualora quest’ultimo subisse una qualsivoglia calunnia da parte di un nemico, spettava al samurai andare a reclamara vendetta in duello. Con il passare del tempo questo codice di onore prese il nome di Bushido (“via del guerriero”) e si estese fino a diventare una sorta di stile di vita del samurai, basato sui principi fondamentali di onestà, fedeltà e rettitudine.
Ronin e Seppuku
Cosa succedeva quindi a quei guerrieri che, non rispettando il codice samurai del Bushido, causavano la morte del proprio signore o semplicemente ne perdevano la fiducia? Le conseguenze dipendevano generalmente dalla gravità dei fatti accaduti e della morale personale del samurai. Molti di questi diventavano “ronin”, samurai senza padrone privati di ogni forma di nobiltà ed onore. I ronin erano soliti condurre una vita da esiliati, mettendosi in un viaggio costante e sopravvivendo tramite lavori di basso livello tra cui quello del sicario.
I samurai che non volevano invece rinunciare al proprio onore e diventare ronin dovevano prendere la tragica via del seppuku. Questo consisteva in un suicidio rituale in cui il samurai doveva squarciarsi l’addome con una lama, facendo un primo taglio orizzontale ed un secondo verticale all’altezza dello stomaco. Capitava talvolta che il malcapitato samurai non morisse rapidamente ed in quel caso un secondo samurai aveva il compito di decapitarlo e porre fine alle sue sofferenze. Il rito del seppuku, conosciuto anche con il più comune nome di harakiri (“taglio del ventre”), era l’unico modo di un samurai per ristabilire il proprio valore agli occhi del signore e del popolo.
Il Giappone è da sempre una nazione ricca di storia e fascino. Proprio per questo è una meta molto ambita dagli italiani, e sono sempre più le persone che decidono di fare un viaggio in Giappone anche solo per una settimana, il tempo di godersi l’affascinante cultura giapponese e il suo buon cibo.