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Tokyo, storia della capitale del Giappone

capitale giappone copertina

Tokyo, la capitale del Giappone, oggi è la più grande metropoli del mondo: con ben 622 kmq di superficie, ospita circa 37 milioni di abitanti e si stima che ogni anno accolga più di 10 milioni di turisti stranieri.

Eppure, fino al 1600 Tokyo non era che un piccolo centro di pescatori situato nella desolata piana di Musashi. Come è stato possibile che un villaggio ittico sia diventato prima il più grande centro urbano del Giappone e si sia espanso fino a diventare la maggiore città del mondo?

Lo scoprirete continuando a leggere questo articolo.

Tutte le antiche capitali del Giappone

Tokyo divenne la capitale del Giappone solo 1869.

Per la tradizione giapponese, infatti, la capitale non doveva per forza coincidere con la sede del governo, ma indicava la città in cui si trovava la famiglia imperiale.

Le capitali del Giappone più importanti sono state, in ordine cronologico dalla più antica alla più recente: Asuka, Fujiwara-kyo, Nara, Kyoto e Tokyo. Kyoto in particolare, è stata la vecchia capitale del Giappone per più di mille anni: dal 794 al 1869.

La nascita della città di Edo

Fino all’anno in cui la famiglia imperiale vi si trasferì, Tokyo si era chiamata Edo.

Anticamente, si trattava di un povero villaggio che basava la sua economia sulla pesca. Si trovava nella piana di Musashi, un’area brulla e desolata che non aveva particolari attrattive rispetto ad altre città del Giappone.

Intorno al 1600, Edo fu stata scelta come base dal generale Tokugawa Ieyasu quando il Giappone era ancora fratturato in numerosi Stati in costante lotta. Tokugawa, vincendo la leggendaria battaglia di Sekigahara, riunificò definitivamente il Paese e segnò l’inizio di un periodo di pace durato più di duecento anni. Gli storici identificano questa fase della storia del Giappone proprio come “Periodo Edo”, in quanto la città rappresentò il fulcro politico, economico e culturale della nazione in quegli anni.

Con l’inizio dello shogunato dei Tokugawa, infatti, Edo diventò il polo d’attrazione per decine di migliaia di persone, e si espanse divenendo in breve tempo il centro urbano più grande e popoloso del Paese.

La crescita di quegli anni, avvenuta senza alcun reale piano di espansione, non si rivelò una buona mossa: Edo si presentava come un agglomerato di case pericolanti, ammassate le une sulle altre e costruite con materiali di bassa qualità. Per questo, a causa dei frequenti incendi – un proverbio dell’epoca recitava “i litigi tra fuochi sono il fiore all’occhiello di Edo”  – la città fu distrutta e ricostruita più volte.

Edo, la città ai piedi dello Shogun

Durante i due secoli del regno Tokugawa, Edo acquisì sempre maggiore importanza.

Tanto per cominciare, insieme a Osaka, che ospitava i granai dello Stato, era la città più ricca del Giappone grazie al fiorire di artigianato e commercio.

In secondo luogo, Edo ospitava le seconde residenze dei capi dei clan samurai. Il governo Tokugawa, infatti, imponeva loro di mantenere due residenze stabili: una nella regione d’origine e una a Edo. Inoltre, i capi clan erano obbligati a far vivere la moglie e i figli in ostaggio a Edo e ad andarli a trovare una volta ogni due anni. Questo sistema, chiamato “Sankin kotai”, serviva a prosciugare le finanze dei samurai e a impedire loro di organizzare rivolte armate. Per questa ragione, Edo era anche un crocevia di usi, costumi e dialetti regionali.

La diversità della popolazione della Tokyo di quegli anni costituì la base per la nascita di una nuova cultura popolare. Edo pullulava di teatri di kabuki e bunraku, di bancarelle di cibo di strada e mercati. Era rinomata per i suoi quartieri di piacere, in modo particolare lo Yoshiwara (nell’area di Asakusa), ma era anche il luogo ideale per gli amanti dell’arte e della letteratura. La diffusione della stampa serigrafica, che permetteva di riprodurre numerose copie di libri e immagini a basso costo, rese possibile la nascita e lo sviluppo di un mercato editoriale florido: si dice che in quegli anni, a Edo, ogni pochi passi ci si imbattesse in una libreria.

C’è un’unica cosa che non avreste mai visto nella Tokyo di quegli anni: visitatori stranieri. Il governo Tokugawa chiuse i porti e impedì sia di entrare che di uscire dal Paese. Gli unici scambi commerciali consentiti avvenivano sull’isola di Dejima, a Nagasaki, e si limitavano alle navi cinesi e olandesi.

incisione di edo
Edo in una incisione nel periodo dello shogunato.

Tokyo nell’Era Meiji

Tokyo e il Giappone cambiarono per sempre nel 1853, con l’arrivo nella Baia di Edo delle navi da guerra dell’americano Matthew Perry. Il Giappone fu costretto a riaprire le frontiere ai paesi stranieri, oltre che a offrire un trattamento di favore alle navi americane.

Parallelamente, i clan samurai di Satsuma, Choshu e Tosa (tre antiche regioni che oggi corrispondono a Kagoshima, Yamaguchi e Kochi), scontenti dell’operato dei Tokugawa, organizzarono una rivolta che depose definitivamente lo Shogun e conferì nuovamente  il ruolo di Capo di Stato all’Imperatore. Questa rivolta segnò la fine dell’epoca dei samurai (per chi fosse curioso di sapere di più su questa vicenda, si consiglia la visione del film: “L’ultimo samurai”).

Edo cambiò nome in Tokyo, letteralmente “Capitale Orientale”, e divenne il centro della nuova politica di modernizzazione ed industrializzazione del Giappone. In città si iniziarono a vedere le prime architetture europee e i primi abiti occidentali: le librerie, già numerose, moltiplicarono per riuscire ad accogliere l’enorme domanda di libri d’Oltreoceano.

Anche la Stazione di Tokyo è un chiaro esempio dell’ “occidentalizzazione” di quegli anni.

cinema nella capitale del giappone
Insegne di teatri ad Asakusa

Tokyo nel XX secolo

La capitale giapponese continuò a crescere a dismisura, ma la sua espansione nel XX secolo subì due forti battute d’arresto: la prima fu durante il terremoto del Kanto del 1923; la seconda sotto i bombardamenti americani nella Seconda Guerra Mondiale. In entrambi i casi, gran parte della città fu rasa al suolo.

Tuttavia, Tokyo è sempre stata capace di rinascere dalle sue macerie e con il boom economico degli anni ’60 e ’70, la metropoli ha iniziato ad assumere l’aspetto che presenta tutt’ora.

Ovviamente la capitale del Giappone conserva ancora quartieri dall’aspetto tradizionale ed è attraversata da ampie zone di verde come, ad esempio, l’enorme Parco di Ueno.  Passeggiando per le sue strade è possibile imbattersi in edifici antichi e piccole oasi di pace, lontane dal traffico e dalla vita frenetica.

capitale del giappone nel 1945
Tokyo in macerie nel settembre 1945

La storia della città in due musei

Per i visitatori curiosi di rivivere le atmosfere della Tokyo antica, ci sono due musei imperdibili da visitare.

Il primo è senz’altro il Fukugawa Edo Museum, al cui interno sono stati ricreati edifici e strade della vecchia città di Edo a grandezza naturale. Girare per il museo sarà proprio come passeggiare fra le strade della Tokyo di trecento anni fa: fra gli edifici in cui vi imbatterete ci sono anche vecchie sale da tè, barbieri, e botteghe artigianali dell’epoca.

Il secondo museo da vedere assolutamente è il piccolo Shitamachi Museum, che conserva gli edifici dei quartieri popolari di Tokyo degli anni ’10 e ’20 del XX secolo. La maggior parte dei reperti esposti sono pezzi originali sopravvissuti sia al terremoto del Kanto che ai bombardamenti americani. Anche in questo caso, sarà proprio come viaggiare in una macchina del tempo…

Viaggio a Tokyo

Tokyo, con tutti i suoi quartieri, è sicuramente una tra le mete più ambite di chi decide di fare un viaggio in Giappone. Se stai pensando di partire, non esitare a contattarci! Siamo un Tour Operator per il Giappone da molti anni e siamo diventati esperti nel capire e risolvere problemi o dubbi di chi pensa di prenotare un viaggio o è prossimo alla partenza!

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